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Edizione con indice digitale Conseguito nel modo che abbiamo finora raccontato il fine che s'era proposto, e convinto d'altronde di non incontrare opposizione alcuna dal lato dell'Inghilterra, il governo di Ferdinando continu? francamente le sue persecuzioni in Sicilia non solo contro la libert? dello stampare, ma eziandio contra gli scrittori di giornali politici da cui aveva pi? fondato motivo di temere, non risparmiando nemmeno le persone pi? conosciute nell'isola per la divozione loro alle patrie istituzioni. Si dolsero altamente di quest'atto molti personaggi eminenti nelle lettere e nelle scienze politiche che avversavano il nome e il comando di Napoli, n? potevano pazientemente portare lo strazio fatto dai ministri regii, e da chi a loro si aderiva, di quell'antichissima tutela dei loro privilegi; ma fu forza conformarsi alla volont? di chi pi? poteva, ed aveva posto loro un duro giogo sul collo. Solo avanzo di nazionali franchigie poteva tuttavia riguardarsi quel divieto di accrescere in Sicilia le pubbliche imposte senza il consenso del parlamento; ma inutile il dire, che un tale accrescimento in seguito ebbe luogo ogni qual volta piacque al re ed ai ministri di Napoli di ordinarlo, e che la deliberazione fu mandata ad effetto senza il beneplacito del parlamento che pi? non esisteva, o della nazione siciliana che si trascurava. Se n'avvidero ben presto i miseri Siciliani, ai quali questa volta tocc? di fare largamente le spese ai loro oppressori. La rendita siciliana, che non poteva oltrepassare la somma di 1,847,687 once, ossieno pi? di 23 milioni di lire italiane, crebbe fra non molto fino a 2,036,326 once, che fanno 26,204,073 delle nostre lire, non comprese in quest'ultima somma varie altre imposte particolari che gravavano i Comuni dell'isola, e pi? della met? di que' 26 milioni traboccavano ogni anno, quasi annuo tributo siciliano, nelle pubbliche casse di Napoli.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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