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≪N? il Sole n? la morte n? il xx secolo si possono guardare fissamente≫. Equiparandolo a ci? di cui ? secondo una celebre massima di La Rochefoucauld ? sarebbe impossibile sostenere la vista, Peter Sloterdijk non pronuncia affatto una sentenza inappellabile sul Novecento. Piuttosto chiama in causa la debolezza di sguardo di chi continua ad applicargli, per cristallizzarne il senso sfuggente, etichette compendiarie come ≪et? dei totalitarismi≫, ≪secolo breve≫, ≪era atomica≫ e infine, a celebrare l’affaccio sul nuovo millennio, ≪globalizzazione≫. Ricondurre il secolo passato all’archivio delle sue efferatezze o alla preminenza di un principio politico o economico significa abdicare alle finalit? conoscitive a cui si ambiva, e cadere preda di quel riduzionismo che Sloterdijk giudica tra i pi? virulenti contagi novecenteschi, tutt’altro che debellati. Il ≪fondamentalismo della semplificazione≫ ha ingaggiato allora una gigantomachia con l’emergente logica della complessit?. Dalla metafisica della pesantezza, e dalla sua alleanza con forze o valori che stanno in basso, alla radice, accreditati di una realt? pi? vera e ritenuti bisognosi di espressione, ha cercato di fuggire l’ontologia dello sgravio, alla quale Sloterdijk aderisce con passione antigravitazionale. La critica che muove alla ragione estremistica e profetica e al ≪radicalismo≫ che etimologicamente la sostiene non ? soltanto la risposta filosofico-politica al quesito sull’essenza di un’epoca: ? un allargamento di campo all’intera storia della civilt? occidentale, e all’altro logos, mobile e strategico, che ha in Odisseo il paradigmatico eroe cognitivo e nella sua educazione per mare la scena primaria della ≪svolta oceanica≫ da cui cinquecento anni fa prese avvio la globalizzazione.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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