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? bastata una generazione di medici per mutare radicalmente la prospettiva sulle malattie genetiche. Un tempo erano accettate come una fatalit?; oggi, in molti casi, possono essere governate, tanto che alcune di loro sono quasi sparite, come la talassemia, scomparsa da Cipro grazie a una decisione politica, o la malattia di Tay-Sachs, non pi? diffusa come un tempo tra gli ebrei ashkenaziti. Anche la fibrosi cisticasi ? ridimensionata in alcune parti del mondo e dell’Italia. La malattia genetica ? come una ≪maledizione familiare≫, serpeggia tra le generazioni, scompare e ricompare. ? cosa ben diversa da un’epidemia infettiva: mentre virus e batteri sono nemici esterni, visibili, identificabili, contro i quali ? lecito, persino doveroso combattere, i geni non lo sono: la malattia genetica la porti dentro, ? parte di te, ? il diavolo in corpo. L’intervento sanitario contro le malattie ereditarie ha una valenza sociale. ? una questione antropologica prima ancora che medica, dal momento che non mira a guarire i malati, bens? a diminuire l’incidenza del male nelle generazioni future. Sono stati diversi i modelli di intervento per il controllo delle malattie genetiche: si trovano in contesti culturali differenti e hanno esiti e motivazioni diverse, ben descritte in questo libro. Oggi si torna a parlare di programmi ≪neo-eugenetici≫, ma ancora pesano le metafore che il ≪gene del diavolo≫ porta con s?, le stigmatizzazioni sociali e persino, in certi casi, l’identit? etnica di intere popolazioni.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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