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I quindici versi pi? celebri della poesia italiana, e tra i pi? grandi della lirica di tutti i tempi, che continuano a incantare e soprattutto a stimolare domande, interpretazioni, a porre questioni: sono i versi dell’Infinito, che Giacomo Leopardi scrisse nel 1819, ma su cui torner? con qualche aggiustamento negli anni successivi, fino alla versione definitiva data alle stampe con l’edizione Starita dei Canti del 1835. La tensione poetica e filosofica che si sprigiona da questa lirica giovanile attraversa tutta la meditazione leopardiana sia in versi che in prosa e giunge fino a noi, con un’evidenza che ancora ci interroga, costituendo la soglia che apre alla poesia contemporanea. Prima definito un idillio, poi invece un canto, L’infinito concentra in pochi versi ? uno solo in pi? rispetto a quelli di un sonetto ? le grandi domande che assillano l’uomo contemporaneo, oltrepassando ogni artificiosa distinzione dei saperi: ancora oggi, come scrive Alberto Folin nel saggio introduttivo al volume, questa lirica ≪offre al lettore moderno una straordinaria gamma di possibilit? interpretative, non solo sul piano critico e filosofico, ma anche su quello delle scienze umane e di quelle cosiddette “esatte”≫. Dalla letteratura alla filosofia, dall’antropologia all’astrofisica, dall’orientalistica alla teologia, dalla matematica alla musicologia, per la prima volta grandi specialisti delle diverse discipline mettono alla prova il proprio sapere per sviscerare da questi versi la straordinaria fecondit? di significati e stimoli che racchiudono. La riflessione ? che trae occasione da un convegno organizzato a Recanati dal Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario dell’Infinito ? si apre cos? letteralmente verso ≪interminati spazi≫, chiamando in causa il senso stesso dell’essere umano e del suo destino.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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