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Ibsen occupa un posto di rilievo nella drammaturgia, non solo norvegese. Muovendosi nello stesso solco tracciato dai maestri del sospetto (Marx, Nietzsche e Freud), i suoi drammi, dopo aver inquietato la coscienza europea di fine Ottocento e del Novecento, continuano a turbare anche quella del terzo millennio. Il drammaturgo scandinavo trascina l’individuo non soltanto dinanzi alla propria coscienza scissa, alienata o falsificata, ma anche di fronte alla coscienza altrettanto estraniata e alle contraddizioni del proprio tempo. Il rimedio per una tale falsificazione individuale e sociale ? individuato da Ibsen nell’attenersi al vero, nel recupero non di una vita pur che sia, ma della propria vita, affinch? l’individuo non sia pi? a disposizione del sistema, ma sia il sistema ? come diceva gi? Platone ? a migliorarsi, valorizzando la vocazione o la predisposizione dell’individuo. Un recupero non facile, perch? il rigido attenersi al vero pu? peggiorare le cose. Resta allora il dialogo con l’altro, con un Tu che ci ? pathicamente proprio, l’unica via per inverare s? stessi e il mondo, per correggere un’esistenza mancata.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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