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≪Gli ultimi giorni dell’umanit?≫ stanno al centro dell’opera di Karl Kraus, come il Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi saggi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le sue liriche convergono verso questo testo di teatro irrappresentabile, che accoglie in s? tutti i generi e gli stili letterari, cos? come la realt? di cui parla ? quell’irrappresentabile evento che fu la prima guerra mondiale ? racchiudeva in s? le pi? sottili e inedite variet? dell’orrore. Per Kraus, fin dall’inizio, la guerra fu un intreccio allucinatorio di ≪voci≫, dal ≪quotidiano, ineludibile, orrendo grido: Edizione straordinaria!≫ alle chiacchiere dei capannelli, dalle dichiarazioni tronfie e ignare dei Potenti ai ‘pezzi di colore’ della stampa, sino all’inarticolato lamento delle vittime. ≪Non c’? “una sola voce” che Kraus abbia lasciato perdere, era invasato da ogni specifico accento della guerra e lo riproduceva con forza stringente≫, ha scritto Elias Canetti, che a Vienna ascolt? molte volte Kraus mentre leggeva in teatro scene degli ≪Ultimi giorni≫. Cos?, mentre i pi? illustri scrittori del tempo, salvo rarissime eccezioni, davano una prova miserevole di s?, partecipando baldanzosi, da una parte o dall’altra, all’esaltazione bellica, Kraus fu l’unico che riusc? a catturare quell’evento immane in tutti i suoi aspetti, e nel momento stesso in cui accadeva, sulla pagina scritta: ≪La guerra mondiale ? entrata completamente negli “Ultimi giorni dell’umanit?”, senza consolazioni e senza riguardi, senza abbellimenti, edulcoramenti, e soprattutto, questo ? il punto pi? importante, senza assuefazione≫ (Canetti). Per giungere a tanto, Kraus dovette abbandonarsi a un rovente delirio, a una perenne peregrinazione sciamanica attraverso le ≪voci≫, sui mille teatri della guerra, dalle trincee ai Quartier Generali, dai luoghi di villeggiatura ai palazzi imperiali, dagli interni borghesi ai caff?. Il risultato si presenta come un imponente ≪masso erratico≫ nella letteratura del Novecento e spezza ogni categoria: prima fra tutte quella della ≪tragedia≫, a cui allude il sottotitolo con dolorosa ironia. Perch? la tragedia presuppone almeno la coscienza della colpa: mentre qui centinaia di personaggi ? fra i quali incontriamo i due imperatori, Francesco Giuseppe e Guglielmo II e vari Potenti maligni, ma anche una loquace giornalista e tanti di quei liberi lettori di giornali che compongono la voce delle masse ? in un solo carattere concordano: una spaventosa comicit?, data dalla loro comune inconsapevolezza di ci? che provocano e che subiscono, paghi come sono di trasmettersi frasi fatte e di ≪portare la loro pietruzza≫ sull’altare dove si attendono le sacre nozze fra la Stupidit? e la Potenza. Come Kraus aveva gi? ≪visto≫ tutte le atrocit? della guerra nella affabile vita viennese dei primi anni del Novecento, cos? nella prima guerra mondiale vide con perfetta chiarezza non solo il nazismo (che qui appare mirabilmente descritto prima ancora che il nome esistesse), ma gli anni in cui viviamo: ≪l’et? del massacro≫. Perci? a noi, come ai lettori di allora, si rivolgono le parole con cui Kraus introduceva gli ≪Ultimi giorni≫: ≪I frequentatori dei teatri di questo mondo non saprebbero reggervi. Perch? ? sangue del loro sangue e sostanza della sostanza di quegli anni irreali, inconcepibili, irraggiungibili da qualsiasi vigile intelletto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e conservati soltanto in un sogno cruento, di quegli anni in cui personaggi da operetta recitarono la tragedia dell’umanit?≫. Karl Kraus (1874-1936) scrisse la maggior parte del testo di ≪Gli ultimi giorni dell’umanit?≫ durante la prima guerra mondiale e continu? a lavorarci fino al 1922, quando ne apparve l’edizione definitiva.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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