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“Il paesaggio riflette in me sempre qualcosa di sacro e misterioso, come una specie di continua preghiera” Paolo Conte Su Paolo Conte ? stato detto tutto, anzi no. Le sue canzoni sono talmente piene di angoli nascosti che non si finisce mai di perlustrarle. E pi? che di volti, sono popolate di luoghi. Coordinate dell’anima che l’ispirazione trasforma in dipinti, acquerelli in grado di evocare profumi di spezie e assolati tramonti, nella penombra dei bar che la sera accendono le insegne per catturare l’attenzione del viaggiatore in transito. Il viaggiatore dei paesaggi cantati non ? quindi una mera biografia, ma una guida tesa a individuare tra i solchi dei Paesi il significato di una nota. Dalle citt? dell’altrove ai luoghi degli addii, dalle strade suonanti alle balere danzanti, le geografie dell’artista astigiano diventano crocevia esistenziali scanditi da ritmi che conquistano con la caparbiet? di una milonga argentina. Alle prese con lo sterminato canzoniere contiano, Ernesto Capasso si lascia guidare e a sua volta conduce il lettore lungo le latitudini che Italo Calvino descrive nelle sue Citt? invisibili: “L’altrove ? uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che ? suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avr?”. Proprio il gusto dell’assenza, di luoghi inesplorati di cui si avverte il profumo senza scorgerne i confini, ? uno dei tratti essenziali della poetica dell’artista intento a disegnare traiettorie rintracciabili soltanto sull’atlante della musica. Un libro fatto di stazioni di partenza, mai d’arrivo, di itinerari dell’anima, di melodie in cammino.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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