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A un primo sguardo, L’uomo comune appare come una raccolta di saggi piuttosto eterogenea. Vi sono testi di argomento letterario, in cui si parla di Shakespeare, del dottor Johnson, di Henry James, Tolstoj, Elizabeth Barrett Browning, Dickens. Ci sono scritti d’interesse sociale che toccano i temi pi? svariati: la frivolezza, la risata, la volgarit?, l’importanza della filosofia, il fanatismo, il nudismo. Altrove prevale invece l’elemento religioso, pi? precisamente cattolico: si va dalla difesa delle scuole confessionali alla critica dell’erastianesimo (la dottrina secondo cui lo Stato ha il diritto di intervenire e di imporre la propria volont? negli affari della Chiesa), fino all’interessante racconto che vede protagoniste due personalit? inglesi del XIX secolo, Gladstone e il principe consorte Alberto, che immaginano l’imminente crollo della Chiesa per insurrezione popolare all’indomani della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (dimostrando di non aver capito nulla della religiosit? comune). Chiude il libro un curioso saggio dal titolo Se don Giovanni d’Austria avesse sposato Maria I di Scozia, dove lo scrittore cerca d’immaginare il corso che la storia d’Europa avrebbe preso se questi due suoi carismatici protagonisti avessero intrecciato le loro vite. In mezzo a tanta caleidoscopica ricchezza di soggetti si affaccia per? a ogni riga l’inesorabile capacit? di analisi e di ragionamento del miglior Chesterton che, tra apparenti ovviet? e brillanti paradossi, smonta pezzo a pezzo quel castello di pseudo-teorie in cui si ? rinchiuso l’uomo contemporaneo. Qualunque sia l’argomento di cui parla, e l’occasione in cui ne parla, potremmo dire che Chesterton combatte sempre una sola, fondamentale battaglia: quella contro la follia che ci ha portato a recidere le nostre radici, lasciandoci in balia dell’opinione corrente.画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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